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IL QUARTIERE GIULIANO DALMATA DI ROMA,
PIU’ COMUNEMENTE NOTO COME
“VILLAGGIO GIULIANO”

 

 

Il comprensorio sorse sul finire degli anni ’30 con lo scopo di accogliere gli operai che dovevano edificare le monumentali opere dell’Esposizione Universale del ’42, che costituiranno il nucleo di base da cui sorse l’attuale quartiere EUR.


Il “Villaggio operaio” era costituito da due ali di bassi edifici, costeggianti un viale alberato, su cui correva una snella ed elegante pensilina. Il villaggio era dotato anche di varie strutture logistiche su cui spiccava una massiccia torre in mattoni che fungeva da cisterna. Non mancava il tocco monumentale con un ampio portale d’ingresso (oggi Viale Oscar Sinigaglia) sul cui frontale si poteva leggere:

ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI ROMA VILLAGGIO OPERAIO

 

Roma, Villaggio Giuliano Dalmata - Ingresso

 

Nel dopoguerra il Villaggio operaio venne utilizzato per acquartierarvi le truppe degli Alleati anglo-americani.
Successivamente, a partire dal ’46, dapprima timidamente ed in maniera abusiva, poi sempre più alla luce del sole, incominceranno ad insediarvisi alcune famiglie di esuli dalmati e quindi fiumani ed istriani: per gli esuli anche le strutture inizialmente destinate agli operai sembravano un netto miglioramento rispetto ai vari campi profughi allestiti dallo stato italiano in ex conventi, in forti borbonici, ex carceri ed addirittura nell’unico lager con forno crematorio operante in Italia, la tristemente famosa Risiera di San Sabba a Trieste.

Intervenne poi l’Opera Nazionale Assistenza Profughi ed alcuni mecenati privati come l’industriale dell’acciaio l’Ing. Oscar Sinigaglia, che a sue spese edificò la Casa della Bambina per le orfane giuliano-dalmate, (oggi il centro anziani di Via Laurentina), e che permisero la ristrutturazione dei padiglioni così da accogliervi il flusso degli esuli giuliani dalmati che diventava sempre più massiccio. L’8 dicembre del 1949 in un ex magazzino del Villaggio operaio, nell’attuale Piazza Giuliani e Dalmati, venne inaugurata la chiesetta intitolata significativamente a S. Marco che verrà poi costituita in Parrocchia nel marzo 1950 col nome di “San Marco Evangelista in Agro Laurentino”. Cosicché quando il Villaggio Giuliano-Dalmata venne inaugurato dal Presidente della Repubblica, On. Giovanni Gronchi, il 24 maggio del 1956, non si trattava che di un atto ufficiale che sanciva un insediamento ormai quasi decennale che era arrivato ad accogliere circa 2.000 esuli.

Negli anni tutte le vecchie strutture dell’ex villaggio operaio vennero abbattute per edificare a cura dell’Opera delle nuove abitazioni per accogliere più degnamente gli esuli.
Veniva però meno quella struttura povera ma dignitosa che erano i vecchi padiglioni in cui tutti gli esuli, qualsiasi fosse la loro provenienza ed il loro passato rango sociale, si erano trovati sullo stesso piano costituendo un unico corpo armonioso.

Nel frattempo si andava consolidando nel villaggio tutta una serie di piccoli monumenti che i profughi ponevano a testimonianza del loro amore per le terre d’origine. Sulla Via Laurentina veniva collocato il Cippo Carsico con una targa bronzea con i simboli di Pola, Fiume, Gorizia e Dalmazia raccordati dall’alabarda di Trieste, in memoria dei caduti Giuliano-Dalmati, mentre la Lupa che i polesani si erano portati via dalla città nel 1947 trovava degno rilievo nel giardino della Piazza Giuliani e Dalmati ove un tempo sorgeva la vecchia chiesa; il monumento fu scoperto il 28 maggio 1972 insieme all’inaugurazione della nuova chiesa. Nella stessa piazza tempo prima era stato posto un artistico mosaico opera del giuliano Amedeo Colella, che al ricordo delle terre adriatiche abbinava i versi danteschi: “Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente…”. La nuova Chiesa, dedicata sempre a S. Marco, veniva inoltre ornata sul lato esterno destro da un leone veneto, posto quasi a guardia della Cappella che gli abitanti del quartiere avevano voluto edificata a fianco della chiesa per i santi patroni delle loro città d’origine, ognuno ricordato con un artistico mosaico.

Un altro importante centro di aggregazione è stato da sempre l’associazione sportiva Giuliana, che attualmente è sede di un centro dotato di strutture sportive per il calcetto e di un campo di bocce, mentre nei suoi tempi migliori aveva dato corpo ad una squadra di pallacanestro e una di calcio, composte ambedue principalmente da esuli o dai loro giovani discendenti, che con lo stesso glorioso nome di A.S. Giuliana si erano fatte conoscere e rispettare nelle massime divisioni di questi due sport.

In Via Antonio Cippico al numero civico 10, ha sede una delle principali strutture culturali del Quartiere, la Società di Studi Fiumani con annesso Museo di Fiume. L’Archivio Museo raccoglie vari cimeli della Città di Fiume (oggi Rijeka) spaziando però su tutta la storia giuliano-dalmata, ed è ricco di oltre 5000 volumi, riviste, giornali d’epoca ed oltre 32.000 documenti d’archivio. Tra i suoi pezzi pregiati molti autografi di Gabriele D’Annunzio e di vari esponenti fiumani, coronati dalla recente acquisizione dell’archivio Zannella, l’autonomista presidente dello Stato Libero di Fiume. Questo importante centro culturale che già un decreto del 12 luglio 1972 dell’allora min. della Pubblica Istruzione, on. Oscar Luigi Scalfaro, definiva quale ente di particolare interesse culturale, negli ultimi anni ha avuto un ulteriore risveglio d’iniziative, promuovendo convegni internazionali sull’autonomismo fiumano, sul trattato di Pace di Parigi e stilando recentemente, con l’alto patrocinato del Presidente della Repubblica, un importante accordo internazionale con la Croazia per un’approfondita ricerca storica sulle vittime italiane di Fiume durante l’ultimo conflitto mondiale e nel convulso periodo del dopoguerra che portò al massiccio esodo dei fiumani. Inoltre il Centro pubblica regolarmente la Rivista Storica “Fiume”.
Tutto questo e molto altro ancora è racchiuso in questo piccolo spicchio d’Istria, Fiume e Dalmazia che è il Quartiere Giuliano Dalmata di Roma, e che ne fa un unicum irripetibile in grado, ancora oggi, di nuovi fermenti culturali a testimonianza della storia e della ricchezza umana delle sue genti.

 

 


 

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